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ghèrie.
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VERLAINE
La canzone,
che non dirò mai,
dorme sulle mie labbra.
La canzone,
che non dirò mai.
Una lucciola stava
sopra le madreselve,
e la luna pungeva,
con un raggio nell'acqua.
Allora io sognai,
la canzone,
che non dirò mai.
Canzone piena di labbra
e di alvei lontani.
Canzone piena di ore
smarrite nell'ombra.
Canzone di viva stella
sopra un giorno eterno.
- Federico Garcia Lorca -
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ghèrie.
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SOLO IL TUO CUORE ARDENTE .. E NIENTE PIU'
Il mio paradiso...
... un campo senza usignolo né lire,
con un fiume discreto e una fontanella.
Senza lo sprone del vento sopra le fronde
né la stella che vuole essere foglia.
Una grandissima luce
che fosse lucciola di un'altra,
in un campo di sguardi viziosi. Un riposo chiaro e lì i nostri baci,
nèi sonori dell'eco,
si aprirebbero molto lontano.
Il tuo cuore ardente, niente più.
- Federico Garcia Lorca -. -
ghèrie.
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MEDITAZIONE SOTTO LA PIOGGIA
La pioggia ha baciato il giardino provinciale
con profonde cadenze sulle foglie.
L'aroma sereno della terra bagnata
inonda il cuore di tristezza remota.
Si lacerano nubi grigie nel muto orizzonte.
Sull'acqua addormentata della fonte, le gocce
cadono sollevando chiare perle di spuma.
Fuochi fatui che spegne il tremolio delle onde.
La pena della sera raggela la mia pena.
Il giardino si è riempito di monotona tenerezza.
Devo perdere tutta la mia sofferenza. Mio Dio,
come si perde il dolce suono delle fronde?
Tutta l'eco di stelle che c'è nella mia anima
mi aiuterà a lottare con la mia forma?
E l'anima vera si sveglia nella morte?
E ciò che ora pensiamo lo inghiottirà l'ombra?
O com'è tranquillo il giardino sotto la pioggia!
Il mio cuore è trasformato dal casto paesaggio,
in un rumore di idee umili e tristi
che dà nel mio petto un battito di colombe.
Nasce il sole. Il giardino sanguina giallo.
C'è intorno una pena che soffoca,
sento la nostalgia della mia infanzia inquieta,
il desiderio d'essere grande in amore, le ore
passate come questa a contemplare la pioggia
con tristezza.
Capuccetto rosso andava per il sentiero...
Addio mie favole, oggi medito, confuso,
davanti alla fonte torbida che dall'amore mi nasce.
Dovrò perdere tutte le mie sofferenze, mio Dio,
come si perde il dolce rumore delle fronde?
Riprende a piovere. Il vento riporta le ombre.
Federico Garçia Lorca. -
ghèrie.
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UN PAESINO DI SOGNO
Ripenso e vedo- o sogno?-
Un piccolo villaggio, una gran pace.
Dentro, un cantar di galli.
E il piccolo villaggio smarrisce
in un fioccar di petali.
Entro il villaggio, in abiti da festa,
una casetta bianca.
Furtiva, accenna una testina bionda
tra le cortine smosse.
Schiudo la porta: e i cardini, stridendo,
chiedono fiochi aiuto.
Poi, nella stanza, un timido e sommesso
profumo di lavanda.
Federico Garcia Lorca
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Dolcinsulti.
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Il Poeta chiede al Suo Amore di Scrivergli
Amor delle mie viscere, viva morte,
invano aspetto tue parole scritte
e penso, con il fiore che appassisce,
che se vivo senza di me voglio perderti.
Il vento è immortale. La pietra inerte
non conosce l'ombra né la vita.
Cuore interiore non ha bisogno
del miele gelato che la luna versa.
Ma ti ho sopportato. Tagliai le mie vene,
tigre e colomba sulla mia cintura
in un duello di morsi e di gigli.
Calma, dunque, con parole la mia follia
o lasciami vivere nella mia serena
notte dell'anima ormai per sempre oscura.
Federico Garcia Lorca. -
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Potessero Le Mie Mani Sfogliare
Pronunzio il tuo nome
nelle notti scure,
quando sorgono gli astri
per bere dalla luna
e dormono le frasche
delle macchie occulte.
E mi sento vuoto
di musica e passione.
Orologio pazzo che suona
antiche ore morte.
Pronunzio il tuo nome
in questa notte scura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della dolce pioggia.
T'amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha mai questo mio cuore?
Se la nebbia svanisce,
quale nuova passione mi attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie man.
Federico Garcia Lorca
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