Posts written by E_Greffulhe

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    È morto a Napoli il maestro Marcello D’Orta, era diventato noto grazie al libro " Io speriamo che me la cavo", 60 temi di bambini napoletani, dal quale era stato poi tratto un film, diretto da Lina Wertmüller .
    L'ex maestro elementare, aveva 60 anni ed era malato da tempo.

    Quanti temi avrò letto nei miei dieci e più anni come insegnante in un sobborgo napoletano? Non lo so, ne ho perso il conto. Ma non li ricordo perché ordinati o disordinati, tristi, giocosi e persino polemici, tutti mi hanno sempre detto e a volte dato qualcosa. Tanto che alcuni li ho conservati e ora ho voluto raccoglierne una sessantina tra i più sorprendenti. Credo che valga la pena di conoscerli.

    Marcello D’Orta non insegnava più da 23 anni, eppure si riteneva sempre un maestro a tutto tondo, perché aveva continuato a frequentare insegnanti e ad occuparsi di scuola, infatti , amava spesso ripetere: "se lo si è fatto con passione, maestro si rimane per tutta la vita».


    FRASI DAL LIBRO:

    Io preferisco Garibardi perché è l'eroe dei due mondi, e così ora l'Italia non ha più vergogna di andare in America. (da Cavour, Garibaldi, Mazzini: quali tra questi personaggi del nostro Risorgimento preferisci, e perché?)

    Io penzo (e credo) che la donna deve essere uguale a l'uomo, perché non è giusto che non è uguale. L'8 Marzo la donna deve essere uguale, all'uomo! (da L'8 Marzo è la festa della donna. Parla della condizione femminile)

    Mio padre non so quanti hanni ha, però non è troppo vecchio: un poco è anche giovane! (da Fai la presentazione di tuo padre)

    Mia madre dice che il Terzo Mondo non tiene neanche la casa sgarrupata, e perciò non ci dobbiamo lagniare: il Terzo Mondo è molto più terzo di noi! (da Descrivi la tua casa)


    La pioggia è benefica, perché fà parte del ciclo dell'acqua. Il mare bolle sotto i raggi del sole, e poi evaqua, e si trasforma in nuvole che si trasformano in pioggia. (da La pioggia è benefica però.)

    La circolazione sanguigna è una circolazione del sangue. (da Parla della circolazione sanguigna)

    A Arzano non c'è nessuno che chiede la limosina perché sa che nessuno gliela può dare. (da Spiega il significato di questa frase di Gesù: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli»)

    L'hanno scorso io mi sono vestita da Cenerentola, e pure quest'anno mi vestirò da Cenerentola, perché il vestito è facile, basta che prendi delle pezze. (da A Carnevale ogni scherzo vale...)

    Io cretevo chi sa come erano fatti i francesi. Sono tali e quali a noi, solo un po più francesi. (da Arzano di Napoli e Arzano di Francia hanno stretto un gemellaggio, e tu hai assistito ai festeggiamenti. Quali sono le tue considerazioni?)
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    A cosa vi fanno pensare queste immagini? :indifferen:
    Vi vedo un pò perplessi :ahhaha: ..... lo so , non si ci può credere :ph34r: ...ma sono sicura che avete già indovinato.....infatti!!!... bravi!!!...Sono buchi di culo.

    Va bene che l'arte ...ho detto l'arte? Comunque, qualcuno ha detto che : " L'arte è o plagio o rivoluzione." Queste foto cosa sarebbero secondo voi? A quale categoria appartengono? :ph34r:
    Si possono considerare arte, addirittura da farne una mostra?? Come vedete , di proposito , questo post non l'ho inserito nella sezione arte , non me la sono sentita. ...Non so, io trovo il tutto un pò discutibile :ph34r:
    Comunque , per chi non la pensasse come me e fosse incuriosito....le immagini si trovano al Museo di Serralves in Portogallo e pare che l'autore ne vada molto fiero.

    Edited by E_Greffulhe - 30/12/2013, 17:40
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    La cosiddetta tregua di Natale ebbe inizio la vigilia di Natale del 1914, durante la prima guerra mondiale, quando le truppe tedesche innalzarono alberi di Natale fuori delle trincee con le scritte “Buon Natale, decorarono la zona attorno alle loro trincee, nella regione di Ypres , in Belgio.
    Continuarono le celebrazioni cantando canzoni natalizie, “Voi non sparate, noi non spariamo.”
    I soldati britannici nelle trincee sull’altro fronte risposero intonando a loro volta canzoni natalizie in inglese.
    I due schieramenti continuarono scambiandosi a voce degli auguri natalizi finchè non ci furono inviti a incontrarsi nella “terra di nessuno”, a migliaia attraversarono quella terra su cui giacevano sparsi corpi in decomposizione. Insieme cantarono canti natalizi, si scambiarono le foto dei cari rimasti a casa e piccoli doni come whisky, sigari, cioccolata, giocarono a calcio che terminò solo quando la palla andò ad urtare un tratto di filo spinato sgonfiandosi, arrostirono persino alcuni maiali, si abbracciarono e concordarono di avvertirsi se i superiori li avessero obbligati a imbracciare le armi e mirare in alto. L’artiglieria, quella notte, rimase muta e la tregua permise il recupero delle salme dei soldati caduti celebrando vere e proprie cerimonie di sepoltura, nelle quali soldati di entrambe le parti piansero assieme i compagni morti. In un funerale nella “terra di nessuno”, soldati tedeschi e britannici si riunirono assieme per leggere un passo del Salmo 23:

    « Il Signore è il mio pastore, non mi fa mancare nulla. Su prati verdi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Il Signore mi dona nuova forza, mi consola, mi rinfranca. Su sentieri diritti mi guida, per amore del suo nome. Anche se andassi per una valle oscura non temerei alcun male perché tu sei con me. »

    In molti settori la tregua durò per tutto il giorno di Natale, ma in alcune zone continuò fino a Capodanno. Alla tregua presero parte sia i soldati che i loro sottufficiali e ufficiali.
    Poche persone sanno la storia della tregua di Natale. I capi militari non fecero di tutto per non renderla pubblica. Le reazioni da parte dei comandi generali di entrambi gli schieramenti furono molto dure e portarono a condanne a morte di molti soldati, accusati di alto tradimento. I comandanti britannici John French e Horace Smith-Dorrien diedero ordine che una tale tregua non si ripetesse mai più e durante gli anni di guerra che seguirono, vennero ordinati bombardamenti di artiglieria alla vigilia di Natale per assicurarsi che non si verificassero altre interruzioni nei combattimenti e le truppe vennero fatte ruotare in diversi settori del fronte per impedire che familiarizzassero con il nemico.

    Nel 1999, i cosiddetti “Khaki Chums” (ufficialmente: l’Associazione per il Ricordo Militare) visitarono una parte delle Fiandre e ricrearono la tregua di Natale, vivendo come vissero i soldati britannici della prima guerra mondiale, privi delle comodità moderne.

    Diversi libri sono stati scritti sulla tregua di Natale, tra cui Silent Night: The Story of the World War I Christmas Truce, di Stanley Weintraub, che riporta la cronaca degli eventi da testimonianze di prima mano, e La piccola pace nella Grande Guerra di Michael Jürgs che si propone di riportare alla luce l’evento con testimonianze e aggiungendovi considerazioni di carattere storico, sociale e politico al fine di trovare l’origine e il significato dell’episodio.





    La tregua di Natale

    di: Aaron Shepard

    Giorno di Natale, 1914

    Janet, sorella cara,

    sono le due del mattino e la maggior parte dei nostri uomini sta dormendo nelle loro buche, ma io non riesco ad addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi eventi della vigilia di Natale. In verità, quello che è successo sembra quasi una favola e se non lo avessi visto con i miei occhi, avrei fatto fatica a crederci. Prova a immaginare: mentre tu e la tua famiglia cantavate davanti al fuoco lì a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia!

    Le prime battaglie della guerra hanno fatto così tanti morti da portare entrambe le parti a rimanere in attesa dei rinforzi. Siamo quindi rimasti nelle nostre trincee ad aspettare.

    Ma che attesa tremenda! Siamo consapevoli che da un momento all’altro un colpo di artiglieria potrebbe caderci addosso ed esplodere accanto a noi in trincea, uccidendo o mutilando molti uomini. E quando è giorno non abbiamo il coraggio di alzare la testa da terra, per paura dei proiettile di un cecchino.

    E poi la pioggia. E’ caduta quasi ogni giorno. Naturalmente, si raccoglie proprio nelle nostre trincee, dove dobbiamo toglierla con pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede o qualcosa di più. Sporca tutto e risucchia i nostri stivali. Una nuova recluta è rimasta con i piedi bloccati nel fango e, quando ha cercato di liberarsi, è rimasta bloccata anche con le mani, proprio come in quella storia americana del bambino di catrame!

    Nonostante ciò, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi al fronte. Dopo tutto, hanno affrontato gli stessi pericoli che abbiamo affrontato noi e sono impantanati nello stesso fango. E la loro prima trincea è a soli 50 metri dalle nostre. Lo spazio che ci separa da loro è la Terra di Nessuno, delimitata su entrambi i lati dal filo spinato, ma i tedeschi sono abbastanza vicini a noi che a volte sentiamo le loro voci.

    Naturalmente, noi li odiamo quando uccidono i nostri amici. Ma altre volte abbiamo scherzato su di loro e ci sembra quasi di avere qualcosa in comune. E ora sembra che anche loro provino lo stesso.

    Proprio ieri mattina, il giorno della vigilia di Natale, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Infreddoliti come eravamo, l’abbiamo accolta con favore, perché almeno ha indurito il fango. Tutto era tinto di bianco dalla brina, mentre splendeva un bel sole. Un perfetto tempo natalizio!

    Durante il giorno ci sono stati piccoli scambi d’artiglieria da entrambi i lati. E quando il buio è sceso sulla nostra vigilia di Natale, le ostilità si sono fermate del tutto. Il nostro primo totale silenzio da mesi! Speravamo che promettesse una vacanza tranquilla, ma non ci contavamo molto. Ci avevano detto che i tedeschi avrebbero attaccato e cercato di prenderci alla sprovvista.

    Sono andato a riposare e, sdraiato sulla mia branda, mi sono addormentato. Il mio amico John è corso a svegliarmi, urlando: ”Vieni a vedere! Guarda cosa fanno i tedeschi! “. Ho preso il fucile, barcollando nella trincea, alzando la testa con cautela al di sopra dei sacchi di sabbia.

    Mai avrei sperato di vedere uno spettacolo più strano e più bello di quello. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio.

    “Cosa è?” ho chiesto a John, e mi ha risposto: “Alberi di Natale!“

    Era tutto vero. I tedeschi avevano messo gli alberi di Natale di fronte alle loro trincee, illuminati con candele o lanterne. E poi li abbiamo sentiti cantare. “Stille nacht, heilige nacht …”

    John conosceva quel canto e l’ha tradotto: ” Notte silenziosa, notte santa“.

    Non avevo mai sentito un canto più bello, o più significativo, in quella tranquilla e chiara notte.

    Quando i tedeschi finirono di cantare, gli uomini nella nostra trincea applaudirono. Sì, i soldati britannici applaudivano i tedeschi! Poi, uno dei nostri ha cominciato a cantare e, subito, ci siamo uniti tutti con lui.. “The first Nowell, the angel did say…”. Sinceramente, nel canto non eravamo bravi come i tedeschi, con le loro sottili armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti e subito hanno cominciato a ricantare: “O Tannenbaum, o Tannenbaum…“

    A cui abbiamo risposto: ”O Come All Ye Faithful… ”

    E questa volta si sono uniti al nostro coro cantando le stesse parole in latino “ Adeste Fideles…“

    Inglesi e tedeschi che cantano insieme nella Terra di Nessuno! Ho pensato che niente sarebbe potuto essere più stupefacente di questo ma, quello accadde dopo, lo fu ancora di più .

    “Inglese, esci fuori!” ha urlato uno di loro. ”Tu non sparare, noi non spariamo“.

    Ci siamo guardati l’ un l’altro con una certa perplessità nella trincea. Poi uno di noi ha gridato scherzosamente: ” Vieni fuori tu!.”

    Siamo rimasti stupiti nel vedere due di loro uscire dalla trincea, scavalcare il filo spinato e avanzare senza protezione lungo la Terra di Nessuno. Uno di loro ci ha gridato: “Mandate un ufficiale per parlare.“

    Ho visto uno dei nostri uomini sollevare il fucile e, senza dubbio, anche altri hanno fatto lo stesso, ma il nostro capitano non era d’accordo: “Non sparate!“. Poi è andato incontro ai tedeschi a metà strada. Li abbiamo sentiti parlare e, pochi minuti dopo, il capitano è tornato con un sigaro tedesco in bocca!. “Abbiamo concordato che non ci sarà alcuno scontro prima della mezzanotte di domani. Ma le sentinelle devono rimanere in servizio e il resto di voi deve stare all’erta“.

    In pochi minuti però più di un centinaio di soldati e ufficiali di entrambi le parti erano nella Terra di Nessuno, stringendo la mano a uomini che fino a poche ore prima avevamo cercato di uccidere!

    Abbiamo accesso un falò e intorno c’erano seduti gli inglesi in khaki e i tedeschi in grigio. Devo ammettere che i tedeschi erano vestiti meglio, con le loro nuove uniformi.

    Solo un paio di nostri uomini conoscevano il tedesco, invece molti tedeschi parlavano l’inglese. Ho chiesto a uno di loro il perché.

    “Perchè molti di noi hanno lavorato in Inghilterra!” mi ha detto. ”Prima di tutto questo facevo il cameriere al Cecil Hotel. Magari ho servito anche al tuo tavolo! “

    “Forse!“, gli ho risposto ridendo.

    Mi ha raccontato che la sua fidanzata era a Londra e che la guerra aveva interrotto i loro piani per il matrimonio. Gli ho detto: “Non ti preoccupare. Per Pasqua vi avremo battuti e allora potrai tornare indietro e sposarla.”

    Lui ha sorriso. Poi mi ha chiesto se potevo inviare alla ragazza una cartolina che mi avrebbe dato più tardi, e gli ho promesso che lo avrei fatto.

    Un altro tedesco era stato un facchino alla stazione Victoria. Mi ha fatto vedere una foto della sua famiglia che sta a Monaco di Baviera. Gli ho detto che sua sorella maggiore era così bella che sarei stato felice di poterla incontrare un giorno. Mi ha risposto che gli sarebbe piaciuto moltissimo e mi ha lasciato l’indirizzo della sua famiglia.

    Anche quelli che non riuscivano a conversare si scambiavano i regali- le nostre sigarette per i loro sigari, il nostro tè per il loro caffè, la nostra carne in scatola per le loro salsicce. Abbiamo scambiato anche distintivi e bottoni delle uniformi e uno dei nostri ragazzi se ne è uscito con l’elmetto con il chiodo! Ho scambiato un coltello a serramanico per una cintura di cuoio, un ricordo che ti mostrerò quando farò ritorno a casa.

    Ci siamo scambiati anche i giornali. I tedeschi, mentre li leggevano, ridevano. Ci hanno assicurato che la Francia era quasi alle corde e la Russia prossima alla disfatta. Gli abbiamo risposto che non era assolutamente vero e uno di loro ci ha detto: “Bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri “.

    Chiaramente gli avevano mentito, ma dopo aver incontrato questi uomini, mi chiedo quanto veritieri erano i nostri giornali. Questi non sono i “barbari selvaggi” di cui tanto avevo letto. Sono uomini con case e famiglie, con le loro speranze e le loro paure, i loro principi e, sì, il loro amore per la Patria. In altre parole, uomini come noi. Perché ci hanno portato a credere il contrario?

    Dato che cominciava a farsi tardi, abbiamo intonato un altro paio di canzoni intorno al fuoco e poi tutti insieme abbiamo cantato -non ti sto dicendo una bugia- “Auld Lang Syne.” Ci siamo lasciati con la promessa di rivederci domani e organizzare magari una partita di calcio.

    Stavo per tornare in trincea quando un tedesco più vecchio mi ha afferrato il braccio. ”Mio Dio,” mi ha detto, “perché non possiamo avere la pace e andarcene tutti a casa?”

    Gli ho risposto : ”Bisogna chiederlo al vostro imperatore.”

    E lui: ”Forse, amico mio. Ma anche noi dobbiamo chiederlo ai nostri cuori. “

    E così, cara sorella, dimmi, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa? E che cosa significa tutto questo?

    Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Per quanto quei soldati possano essere buoni compagni, eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. Inoltre, noi siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarli a casa, e non possiamo sottrarci a questo dovere.

    Eppure, non si può non immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rilevato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Certo, le controversie devono sempre sorgere. Ma cosa accadrebbe se i nostri capi si scambiassero auguri al posto degli avvertimenti? Canzoni invece di insulti? Regali invece di rappresaglie? Non sarebbe la fine di tutte le guerre?

    Tutte le nazioni dicono di volere la pace. Eppure, in questa mattina di Natale, mi chiedo se la vogliamo abbastanza.

    Il tuo caro fratello,

    Tom.
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    Una scoperta, che potrebbe essere la più grande dopo quella dei Rotoli del Mar Morto, ha allertato gli studiosi di storia biblica. Un’antica collezione di 70 piccoli libri, rilegati con filo, potrebbero rivelare i segreti dei primi giorni del cristianesimo.
    li esperti sono divisi nel giudizio circa la loro autenticità, ma dicono che se verificate come autentiche sarebbero una delle scoperte più importanti tanto da rivaleggiare in importanza con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto, nel 1947.

    Non più grandi di una carta di credito, le pagine dei libri mostrano immagini, simboli e parole che sembrano riferirsi al Messia ed alla sua crocifissione e resurrezione. Inoltre, alcuni dei libri sono sigillati, suscitando dubbi sul fatto che possano effettivamente essere la raccolta perduta dei codici citati nel Libro delle Rivelazioni della Bibbia.

    I libri sono stati scoperti cinque anni fa in una grotta situata in una zona remota della Giordania, dove è noto che i profughi cristiani fuggirono dopo la caduta di Gerusalemme nel 70 dC. Documenti importanti, rispetto allo stesso periodo, sono stati precedentemente scoperti nella zona.

    I test metallurgici iniziali indicano che alcuni dei libri risalgono circa al primo secolo dopo Cristo. Questa stima è basata sulla forma di corrosione che si è verificata e che secondo gli esperti è impossibile da raggiungere artificialmente.

    Se tale data sarà confermata, i libri sarebbero i prima dell’era cristiana, anticipando gli scritti di San Paolo.

    La prospettiva che i libri possano contenere le storie sugli ultimi giorni della vita di Gesù’, ha eccitato gli studiosi, anche se stanno prendendo la questione con le pinzette a causa del fatto che in precedenza ci sono stati molti casi di falsi sofisticati.

    David Elkington, uno studioso inglese di storia antica e di archeologia religiosa e uno dei pochi a esaminare i libri, ha detto che potrebbero essere “la più grande scoperta nella storia del cristianesimo”.

    “E’ eccitante pensare che abbiamo in mano gli elementi che possono essere stati detenuti dai primi santi della Chiesa”, ha aggiunto.

    Ma i misteri presenti nelle loro pagine non sono l’unico enigma da risolvere. Oggi, le sue origini sono un enigma.

    Dopo la loro scoperta da parte di un beduino giordano, il tesoro è stato acquisito da un israeliano, che lo ha portato con se nei confini di Israele, dove tutt’ora si trova. In ogni caso, il governo giordano è in trattativa ai massimi livelli per rimpatriare e salvaguardare la collezione.

    Philip Davies, professore emerito di studi biblici alla Sheffield University, ha detto che c’è una forte evidenza che i libri hanno un origine cristiana, perché le placche mostrano una mappa della città santa di Gerusalemme.

    “Quando l’ho vista sono rimasto scioccato”, ha detto. “E’ chiaro che questa è una immagine cristiana. C’è una croce in primo piano e dietro di essa una tomba [di Gesù], un piccolo edificio con un’apertura e dietro le mura della città. Il libro descrive anche le pareti e quasi certamente si riferisce a Gerusalemme. Si tratta di una crocifissione avvenuta al di fuori delle mura della città “, ha detto il professore.

    Il team britannico attualmente responsabile della scoperta teme che il suo attuale “detentore” israeliano possa prendere in considerazione di vendere alcuni dei libri in nero. Ma l’uomo che tiene i libri nega e sostiene che fanno parte della sua famiglia da oltre 100 anni.

    La Dr Margaret Barker, ex presidente della Società per lo Studio dell’Antico Testamento, ha dichiarato: “L’Apocalisse parla di libri che sono stati sigillati e verranno aperti solo dal Messia.

    Altri testi dello stesso periodo parlano di un libro sigillato contenente racconti di grande saggezza e di una tradizione segreta passata da Gesù ai suoi discepoli più vicini. Questo è il contesto di questa scoperta”.



    FONTE DELL'ARTICOLO QUI
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    Non so che dire....non li conoscevo prima di averli visti in questo forum.
    Anch'io come Virtual-lady non amo la musica italiana ma questi due ragazzi sono giovani, sono agli esordi, auguro loro di fare strada, migliorarsi e tanta fortuna..perchè no? ;)
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    TANTE IDEE PER REALIZZARE UN ALBERO DI NATALE DIVERSO DA TUTTI Buon_Natale_e_Felice_Anno


    ecco il LINK

    AlberoNatale_Gioielli

    AlberoNatale_Ferro01
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    Vi siete mai chiesti quale sarebbe il vostro più grande rimpianto se oggi fosse il vostro ultimo giorno di vita? Cosa vorreste aver fatto, cosa vi pentireste di non aver mai provato?
    Certo, da giovane non credo d'averci pensato molto, mi sembrava una cosa lontana ma da quando ho raggiunto gli "anta" è un pensiero che mi sfiora spesso.

    "Bronnie Ware, un'infermiera australiana nella rete delle Cure Palliative per i malati terminali, che assisteva i moribondi nelle loro ultime 12 settimane, ha riportato per anni le loro ultime parole e desideri in un blog intitolato "Inspiration and Chai" che ha avuto un seguito talmente grande da convincerla a scrivere un libro intitolato “I 5 più grandi rimpianti dei morenti”.

    Quando la Ware ha chiesto ai suoi pazienti di eventuali rammarichi, o su qualcosa che avrebbero fatto diversamente, sono venuti fuori molti temi comuni. Nessun accenno al non aver fatto più sesso o a non avere provato a fare sport estremi, ma il rimorso di non aver speso più tempo con la propria famiglia, coltivato le amicizie o cercato con più accortezza la via della felicità.

    Questi i cinque più comuni rimpianti, secondo la testimonianza dell’infermiera:

    5. Vorrei essere stato capace di rendermi più felice.

    "Questo è un sorprendentemente comune a tutti. Molti non si rendono conto, finché non è tardi, che la felicità è una scelta. Sono rimasti bloccati nelle loro abitudini e nella routine. Il cosiddetto 'comfort' di familiarità si è espanso anche alle loro emozioni, perfino ad un livello fisico. La paura del cambiamento li fa fingere con gli altri e mentire a se stessi, convincendosi di essere contenti, quando nel profondo, non desideravano che ridere a crepapelle e un po’ di infantilità nella loro vita. "

    4. Vorrei esser rimasto in contatto con i miei amici.


    "Spesso non sono riusciti ad apprezzare quale privilegio magnifico fosse avere dei vecchi amici se non nelle loro ultime settimane e non sempre era stato possibile rintracciarli. Molti erano così concentrati sulle proprie vite che hanno perso per strada delle amicizie d'oro nel corso degli anni. Molti rimpiangevano profondamente di non aver dato alle amicizie il tempo e lo sforzo che si meritavano. Ognuno sente la mancanza dei propri amici quando sta morendo."

    3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti.


    "Molte persone sopprimono i loro sentimenti in modo da mantenere il quieto vivere con gli altri. Di conseguenza, si accontentano di un’esistenza mediocre e non diventano mai chi erano realmente in grado di divenire. Come risultato, amarezza e risentimento diventano delle malattie che si sviluppano dentro. "

    2. Vorrei non aver lavorato così duramente.

    "Questo è venuto fuori da ogni paziente di sesso maschile che ho assistito. Si sono persi l’infanzia dei loro figli e la compagnia dei propri partner. Anche alcune donne hanno menzionato questo rimpianto, ma come se fossero di una vecchia generazione, molti dei pazienti di sesso femminile non erano stati capifamiglia. Tutti gli uomini che ho curato hanno rimpianto profondamente l’aver trascorso così tanto della loro esistenza a dedicarsi sfrenatamente al lavoro. "

    1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita come volevo io, non quella che gli altri si aspettavano da me.

    “Questo il rammarico più comune per tutti. Quando le persone si rendono conto che la loro vita è quasi finita e ripensano ad essa tirando le somme, è facile rendersi conto di quanti sogni sono rimasti insoddisfatti. La maggior parte delle persone non aveva realizzato nemmeno la metà dei loro sogni e doveva morire con la consapevolezza che era a causa di scelte che aveva compiuto. La salute offre una libertà di cui in pochi si rendono conto, fino a quando non la perdono.”

    La Ware testimonia di come le persone alla fine della propria vita acquisiscano un’incredibile lucidità di visione e che noi tutti potremmo imparare dalla loro saggezza.

    Come diceva il poeta Henry David Thoreau: “Vivere con saggezza, vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto”.

    "


    VIVIAMO DUNQUE......PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!!!!!!!

    Articolo tratto da newswiki.it

    regret

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    narcisismo


    Un'attenta ed interessante analisi sul narcisismo, che ho trovato su facebook e che voglio condividere con voi ;) L'analisi è del Dott Alfonso Nicita Dirigente Sanitario Psicologo dell'ASP di Siracusa,

    "Una personalità narcisistica (se pur classificabile anche come patologia narcisistica) è facile a fare innamorare di se. Le personalità narcisistiche sono brillanti, intelligenti, professionalmente affermati….ed ottimi venditori di se stessi. Essi sanno per istinto come si corteggia una donna sia perché utilizzano l’arma a loro più congeniale, cioè la soddisfazione dell’altrui narcisismo frustrato, sia perché focalizzano tutte le loro energie sul bisogno di successo: infatti, il fatto che la donna si innamori di loro è la più grande gratificazione possibile; il problema è che raggiunto il risultato…..tutto finisce.
    Paradossalmente dentro il narcisista vi è però un grande vuoto interiore e profonde difficoltà a “toccare” la propria e altrui intimità.
    Questi uomini danno il meglio di sé all’inizio della relazione quando si mostrano perfetti amanti, pieni di slanci, attenzioni, apparentemente innamoratissimi. I narcisisti sono capaci di innamoramenti travolgenti…… ma l’innamoramento non si trasforma mai in amore; vi è infatti l’incapacita a vedere comprendere, accettare, volere bene all’altro così come egli è.
    Questo succede perché l’infanzia dei narcisisti è stata quella di bambini viziati ma mai amati per quello che erano veramente; voluti ed apprezzati solo per quello che rappresentavano agli occhi dei genitori (la capacità generativa, il successo sociale ecc), valorizzati solo nella misura in cui rispondevano alle aspettative dei genitori ed al loro sogno non realizzato. Non essendo stati mai amati i narcisisti sono incapaci di amarsi, sono solo capaci di “investire” spasmodicamente su se stessi, di cercare continue conferme al loro valore per potersi dire “bravo” ed aspirare a quell’accettazione che solo effimeramente hanno avuto…..non riuscendoci mai poiché sbagliano metodo e bersaglio. Per questa incapacità di amare ed accettare se stessi sono incapaci di accettare ed amare gli altri che vengono considerati al rango di oggetti/strumenti del loro bisogno di grandezza.

    Un narcisista vi dirà sempre che la propria donna è “il meglio del meglio”….salvo dopo qualche mese sentirsi che un’altra donna è meglio del meglio della precedente."
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    Stella in plastica riciclata.
    qui le immagini per come realizzarla
    stellagialla5
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    :clapclap: Fantastico
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    « Non c'è nessuna strada facile per la libertà. »
    (N. Mandela, Lungo cammino verso la libertà)


    Nelson Rolihlahla Mandela (Mvezo, 18 luglio 1918– Johannesburg, 5 dicembre 2013) è stato un politico sudafricano, primo presidente a essere eletto dopo la fine dell'apartheid nel suo Paese e premio Nobel per la pace nel 1993 insieme al suo predecessore Frederik Willem de Klerk.
    Fu a lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid ed ebbe un ruolo determinante nella caduta di tale regime, pur passando in carcere gran parte degli anni dell'attivismo anti-segregazionista. Protagonista insieme al presidente Frederik Willem de Klerk dell'abolizione dell'apartheid all'inizio degli anni Novanta, venne eletto presidente nel 1994, nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica, rimanendo in carica fino al 1999. Il suo partito, l'African National Congress, è rimasto da allora ininterrottamente al governo del paese.
    Mandela è il cognome assunto dal nonno. Il nome "Rolihlahla" (letteralmente "colui che provoca guai") gli fu attribuito alla nascita; "Nelson" gli fu invece assegnato alle scuole elementari. Il nomignolo Madiba è il suo nome all'interno del clan di appartenenza, dell'etnia Xhosa.


    Gli anni giovanili


    Nelson Mandela mosse i primissimi passi verso la conquista della libertà degli uomini nel 1941, all'età di ventidue anni, quando insieme al cugino Justice fu messo di fronte all'obbligo di doversi sposare con una ragazza scelta dal capo Thembu Dalindyebo. Questa imposizione di matrimonio combinato era una condizione che né Mandela né il cugino volevano tollerare. La scelta era molto delicata: o si sposava e andava contro il suo massimo principio, cioè la libertà, oppure non si sposava mancando così di rispetto alla sua tribù e alla famiglia. Così decise di scappare insieme al cugino, in direzione della città di Johannesburg.
    Da giovane studente di legge, Mandela fu coinvolto nell'opposizione al minoritario regime sudafricano, che negava i diritti politici, sociali, civili alla maggioranza nera sudafricana. Unitosi all'African National Congress (ANC) nel 1942, due anni dopo fondò l'associazione giovanile Youth League, insieme a Walter Sisulu, Oliver Tambo e altri.
    Dopo la vittoria elettorale del 1948 da parte del Partito Nazionale, autore di una politica pro-apartheid di segregazione razziale, Mandela si distinse nella campagna di resistenza del 1952 organizzata dall'ANC, ed ebbe un ruolo importante nell'assemblea popolare del 1955, la cui adozione della Carta della Libertà stabilì il fondamentale programma della causa anti-apartheid. Durante questo periodo Mandela e il suo compagno avvocato Oliver Tambo fondarono l'ufficio legale Mandela e Tambo fornendo assistenza gratuita o a basso costo a molti neri che sarebbero rimasti altrimenti senza rappresentanza legale.
    Inizialmente coinvolto nella battaglia di massa, fu arrestato insieme ad altre 150 persone il 5 dicembre 1956, e accusato di tradimento. Seguì un aggressivo processo, durato dal 1956 al 1961, al termine del quale tutti gli imputati furono assolti. Mandela e i suoi colleghi appoggiarono la lotta armata dopo l'uccisione di manifestanti disarmati a Sharpeville, nel marzo del 1960, e la successiva interdizione dell'ANC e di altri gruppi anti-apartheid.
    Nel 1958 aveva sposato in seconde nozze Winnie Madikizela, da cui poi si separò nel 1992.


    Arresto e detenzione

    Nel 1961 divenne il comandante dell'ala armata Umkhonto we Sizwe dell'ANC ("Lancia della nazione", o MK), della quale fu co-fondatore. Coordinò la campagna di sabotaggio contro l'esercito e gli obiettivi del governo, ed elaborò piani per una possibile guerriglia per porre fine all'apartheid. Raccolse anche fondi dall'estero per il MK, e dispose addestramenti para-militari, visitando vari governi africani. Nell'agosto 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana, in seguito a informazioni fornite dalla CIA, notizie che però lo stesso Mandela nella sua biografia ritiene non attendibili, e fu imprigionato per 5 anni con l'accusa di viaggi illegali all'estero e incitamento allo sciopero.
    Durante la sua prigionia, la polizia arrestò importanti capi dell'ANC, l'11 luglio 1963 presso la Liliesleaf Farm, di Rivonia. Mandela fu considerato fra i responsabili, e insieme ad altri fu accusato di sabotaggio e altri crimini equivalenti al tradimento (ma più facili per il governo da dimostrare). Joel Joffe, Arthur Chaskalson e George Bizos fecero parte della squadra di difesa che rappresentò gli accusati.
    Tutti, a eccezione di Rusty Bernstein, furono ritenuti colpevoli e condannati all'ergastolo, il 12 giugno 1964. L'imputazione includeva il coinvolgimento nell'organizzazione di azione armata, in particolare di sabotaggio (del cui reato Mandela si dichiarò colpevole) e la cospirazione per aver cercato di aiutare gli altri Paesi a invadere il Sudafrica (reato del quale Mandela si dichiarò invece non colpevole). Per tutti i successivi 26 anni, Mandela fu sempre maggiormente coinvolto nell'opposizione all'apartheid, e lo slogan "Nelson Mandela Libero" divenne l'urlo di tutte le campagne anti-apartheid del Mondo. Mentre era in prigione, Mandela riuscì a spedire un manifesto all'ANC, pubblicato il 15 giugno 1980. Il testo recitava[5]:
    « Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l'incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l'apartheid! »
    (Nelson Mandela)
    Rifiutando un'offerta di libertà condizionata in cambio di una rinuncia alla lotta armata (febbraio 1985), Mandela rimase in prigione fino al febbraio del 1990. Le crescenti proteste dell'ANC e le pressioni della comunità internazionale portarono al suo rilascio l'11 febbraio 1990, su ordine del Presidente sudafricano F.W. de Klerk, e alla fine dell'illegalità per l'ANC. Mandela e de Klerk ottennero il Premio Nobel per la pace nel 1993. Mandela era già stato in precedenza premiato con il Premio Lenin per la pace nel 1962 e il Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 1988.
    Durante la sua detenzione, durata appunto 26-27 anni, Mandela lesse molti testi, poemi, poesie, liriche, libri in lingua afrikaner (olandese) e inglese, lingua che nel corso della detenzione imparò a perfezione conoscendo grammatica e parlato del gergo comune. In particolare come spiegò il presidente dopo l'elezione come capo-guida della Repubblica del Sud Africa, una poesia in inglese del poeta Britannico William Ernest Henley, del 1875, dal nome Invictus, dal latino "invitto", o "invincibile" della raccolta Vita e Morte (Echi), pubblicata per la prima volta nel 1888 all'interno del libro Book of Verses. Questa poesia per Mandela è stata, la principale causa del suo continuare la vita in prigione nell'arco di 26, lunghi anni. La poesia viene anche presa come fonte d'ispirazione per il lungometraggio di Clint Eastwood, Invictus, con la partecipazione dell'attore Matt Damon, nel ruolo del capitano degli Springbok, anno 1990-1995, François Pienaar, e di Morgan Freeman.

    Presidenza dell'ANC e presidenza del Sudafrica

    Divenuto libero cittadino e Presidente dell'ANC (luglio 1991 - dicembre 1999) Mandela concorse contro De Klerk per la nuova carica di presidente del Sudafrica e vinse, diventando il primo capo di stato di colore. De Klerk fu nominato vice presidente. Come presidente, (maggio 1994 - giugno 1999), Mandela presiedette la transizione dal vecchio regime basato sull'apartheid alla democrazia, guadagnandosi il rispetto mondiale per il suo sostegno alla riconciliazione nazionale e internazionale. Tale transizione fu portata avanti tramite l'istituzione, da parte dello stesso Mandela, di un tribunale speciale, la cosiddetta Commissione per la Verità e la Riconciliazione (Truth and Reconciliation Commission, TRC). Un ruolo particolare Mandela svolse nell'ispirare e consigliare i rappresentanti dello Sinn Féin irlandese, impegnati nelle trattative di pace con il governo britannico .
    Alcuni esponenti radicali furono delusi dalle mancate conquiste sociali durante il periodo del suo governo, nonché dall'incapacità del governo di dare risposte efficaci al dilagare dell'HIV/AIDS nel Paese. Mandela stesso ammise, dopo il suo congedo, che forse aveva commesso qualche errore nel calcolare il possibile pericolo derivante dal diffondersi dell'AIDS. Anche la decisione di impegnare le truppe sudafricane per opporsi al golpe del 1998 in Lesotho fu una scelta controversa.
    Il 18 luglio 1998, giorno del suo ottantesimo compleanno, si sposò (per la terza volta) con Graca Machel.


    Ritiro dalla vita politica

    Dopo aver abbandonato la carica di presidente nel 1999, Mandela ha proseguito il suo impegno e la sua azione di sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili e umani. Ha ricevuto numerose onorificenze, incluso l'Order of St. John dalla Regina Elisabetta II e la Presidential Medal of Freedom da George W. Bush.
    Mandela è una delle due persone di origini non indiane (l'altra è Madre Teresa) ad aver ottenuto il Bharat Ratna, il più alto riconoscimento civile indiano (nel 1990). A testimonianza della sua fama va ricordata la visita del 1998 in Canada, durante la quale allo Skydome di Toronto parlò in una conferenza a 45.000 studenti che lo salutarono con intensi applausi. Nel 2001 ha ricevuto l'Ordine del Canada, primo straniero a ricevere la cittadinanza onoraria canadese.
    Nel giugno 2004, all'età di ottantacinque anni, Mandela ha annunciato di volersi ritirare dalla vita pubblica e di voler passare il maggior tempo possibile con la sua famiglia, finché le condizioni di salute glielo avessero concesso. Ha comunque fatto un'eccezione nel luglio 2004 confermando il suo duraturo impegno nella lotta contro l'Aids recandosi a Bangkok per parlare alla XV conferenza internazionale sull'AIDS. Il 23 luglio 2004, con una cerimonia tenutasi a Orlando, Soweto, la città di Johannesburg gli ha conferito la più alta onorificenza cittadina, il "Freedom of the City", paragonabile alla consegna delle chiavi della città.
    Il 27 giugno 2008 a Londra, in Hyde Park, si è svolto un grande concerto per ricordare i suoi novant'anni, il suo impegno nella lotta contro il razzismo e il suo contributo alla lotta contro l'AIDS. A sorpresa Nelson Mandela ha voluto essere presente al concerto, accolto da una straordinaria ovazione di circa 500 000 persone. Ai lati del palco campeggiava il numero 46664, il numero che era scritto sulla sua giubba durante la permanenza in carcere. Mandela ha pronunciato un breve discorso in cui ha ribadito le ragioni del suo impegno civile e politico, dopo aver ringraziato per la straordinaria manifestazione di affetto e di rispetto nei suoi confronti.
    Il 18 luglio 2009, giorno del suo novantunesimo compleanno, un fantasmagorico tributo chiamato "Mandela Day" gli hanno riservato i grandi dello spettacolo, della politica e della cultura mondiale (tra cui Carla Bruni col marito Nicolas Sarkozy, Stevie Wonder, Aretha Franklin, Gloria Gaynor, l'italiano Zucchero, ecc.) al Radio City Music Hall di New York (USA). Durante i mondiali di calcio in Sudafrica del 2010, da lui fortemente voluti, non ha potuto presiedere alla cerimonia di apertura a causa di un grave lutto in famiglia: la nipote tredicenne, infatti, ha perso la vita in un incidente automobilistico proprio alla vigilia della manifestazione;tuttavia ha presenziato, a sorpresa, alla cerimonia di chiusura, poco prima che le due finaliste scendessero in campo.
    La casa in cui Mandela abitò a Soweto è oggi sede del Mandela Family Museum, dedicato alla vita di Mandela.
    Il 28 marzo 2013 viene ricoverato in un ospedale di Pretoria per una grave infezione polmonare, connessa ad una tubercolosi subita durante il periodo di prigionia; viene dimesso dopo pochi giorni, il 6 aprile 2013 Due mesi dopo, l'8 giugno 2013, viene nuovamente ricoverato in condizioni preoccupanti ma stabili..
    Nella notte del 24 giugno 2013 le condizioni di Madiba si aggravano notevolmente, sempre in relazione alla grave infezione polmonare connessa alla vecchia tubercolosi. La mattina del 27 giugno, la famiglia viene convocata d'urgenza all'ospedale di Pretoria. La figlia maggiore, Makaziwe, ha parlato alla radio pubblica SABC, dichiarando: "Non voglio mentire. Mio padre è in uno stato molto critico. Può accadere da un momento all'altro - ha annunciato la primogenita di Madiba -. Papà è ancora tra noi, risponde al contatto. Dio sa quando sarà il momento. Aspettiamo con lui, con papà, che è ancora con noi, aprendo gli occhi e reagendo quando viene toccato. Il 4 luglio 2013 viene dichiarato in stato vegetativo permanente, ma la notizia viene successivamente smentita.
    Nelson Mandela è morto intorno alle 20:50 del 5 dicembre 2013 nella sua casa di Johannesburg, circondato dall'affetto dei suoi familiari; a darne il triste annuncio è stato il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, in diretta televisiva.


    Vita privata

    Mandela si è sposato tre volte. La prima moglie è stata Evelyn Ntoko Mase dalla quale ha divorziato nel 1957, dopo tredici anni di matrimonio. Il suo secondo matrimonio con Winnie Madikizela, che lo aveva sostenuto negli anni di carcerazione, è terminato con una separazione nell'aprile 1992 e il definitivo divorzio nel marzo 1996, alimentato da forti contrasti politici. A ottant'anni Mandela ha poi sposato Graça Machel, vedova di Samora Machel, presidente fondatore mozambicano e alleato dell'ANC morto in un incidente aereo sedici anni prima.

    Fonte:WIKIPEDIA
  12. .



    Io non l'ho ancora fatto :( sono in convalescenza, questo nell'immagine è solo a scopo dimostrativo
    Mi sto riprendendo e questo Week end ...ho deciso...lo faccio :ahhaha:
    E voi? ...su non siate timidi, postate le vostre foto.

    Edited by E_Greffulhe - 5/12/2013, 17:24
  13. .




    Professore,
    mio figlio dovrà imparare, lo so, che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri.
    Però gli insegni anche che per ogni delinquente, c’è un eroe;
    che per ogni politico egoista c’è un leader scrupoloso....
    Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico,
    e che vale molto più una moneta guadagnata con il lavoro che una moneta trovata.
    Gli insegni a perdere, ma anche a saper godere della vittoria,
    cerchi di tenerlo lontano dall’invidia, se ci riesce,
    e gli insegni il segreto di una risata discreta.
    Gli faccia imparare subito che i bulli sono i primi ad essere sconfitti....
    Se può, gli trasmetta la meraviglia dei libri..
    Ma gli lasci anche il tempo tranquillo per ponderare l’eterno mistero degli uccelli nel cielo, delle api nel sole e dei fiori su una verde collina.
    Gli insegni che a scuola è molto più onorevole sbagliare piuttosto che imbrogliare...
    Gli insegni ad avere fiducia nelle proprie idee, anche se tutti gli dicono che sta sbagliando...
    Gli insegni ad essere gentile con le persone gentili e rude con i rudi.
    Cerchi di dare a mio figlio la forza per non seguire la massa, anche se tutti saltano sul carro del vincitore...
    Gli insegni a dare ascolto a tutti gli uomini,
    ma gli insegni anche a filtrare ciò che ascolta col setaccio della verità, trattenendo solo il buono che vi passa attraverso.
    Gli insegni, se può, come ridere quando è triste.
    Gli insegni che non c’è vergogna nelle lacrime.
    Gli insegni a schernire i cinici ed a guardarsi dall’eccessiva dolcezza.
    Gli insegni a vendere la sua merce al miglior offerente, ma a non dare mai un prezzo al proprio cuore e alla propria anima.
    Gli insegni a non dare ascolto alla gentaglia urlante e ad alzarsi e combattere, se è nel giusto.
    Lo tratti con gentilezza, ma non lo coccoli, perché solo attraverso la prova del fuoco si fa un buon acciaio.
    Lasci che abbia il coraggio di essere impaziente.
    Lasci che abbia la pazienza per essere coraggioso.
    Gli insegni sempre ad avere una sublime fiducia in sé stesso,
    perché solo allora avrà una sublime fiducia nel genere umano.
    So che la richiesta è grande, ma veda cosa può fare...
    E’ un così caro ragazzo, mio figlio!


    So che le chiedo molto, ma veda cosa può fare, caro maestro.

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  15. .



    Termina ancor prima di cominciare la corsa di Siracusa per diventare Capitale europea della cultura 2019
    E’ quanto ha deciso la giuria, riunita a Roma, incaricata di valutare le candidature delle città italiane per l’attribuzione del titolo e che ha raccomandato l'inserimento di Cagliari, Lecce, Matera, Perugia, Ravenna e Siena nell'elenco ristretto. Per la Sicilia, oltre a Siracusa, escluse dalla selezione anche Palermo ed Erice.
    Una volta che l'Italia avra' avallato tale raccomandazione, le citta' preselezionate compileranno l'atto di candidatura entro la prossima estate .
    La giuria si riunirà di nuovo durante il terzo trimestre del 2014 e raccomandera' la citta' italiana da designarsi Capitale europea della cultura 2019.
    Si infrange così, il sogno di chi aveva puntato tutto su quell'appuntamento che avrebbe infatti significato tanto in termini di investimenti
    Androulla Vassiliou, Commissaria europea per l’Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, ha ricordato in una nota che “più di venti città, un numero record, sono in corsa per il titolo. Questa è la prova della popolarità dell’evento ‘Capitale europea della cultura’” ed ha ricordato , congratulandosi congratulandosi con le città per la loro nomination “Il solo fatto di essere iscritte nell’elenco ristretto per l’attribuzione del titolo può arrecare alle città interessate importanti benefici a livello culturale, economico e sociale, a condizione che la loro offerta sia inserita in una strategia di sviluppo a lungo termine basata sulla cultura”.
    Le capitali dela cultura “sono l’occasione per i cittadini europei per imparare a conoscersi meglio, condividendo patrimonio storico e valori, in altre parole, per provare un sentimento di appartenenza ad un’unica comunità di cittadini europei”, ha sottolineato ancora Vassiliou.


    "Così come avevamo annunciato - replica il sindaco di Palermo Leoluca Orlando - il nostro impegno per realizzare il progetto e i progetti legati a Palermo 2019 resta invariato anche dopo l'esclusione dalla lista delle città che proseguono il cammino per essere nominate Capitale Europea della Cultura 2019." "Questo percorso - continua Orlando - cominciato tanto tempo fa ha visto la partecipazione attiva di centinaia di cittadini, comitati, associazioni che insieme hanno elaborato un progetto per lo sviluppo di Palermo. Quel percorso continuerà con quei cittadini e con tutti coloro che immaginano e vogliono realizzare una Palermo diversa, migliore e più vivibile".

    E a Siracusa che succederà?...stiamo a vedere !!!!????!!!!!???
6328 replies since 17/10/2006
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