LA LUNA!!!...

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    DI NUOVA PUBBLICAZIONE

    Il libro di Giuseppe Rosana:

    LA LUNA!!!...
    tutto in una notte di luna piena...
    tra ricordi..realtà...e finzione!




    La recensione di Cettina Raudino

    Sono tante le ragioni per cui si sceglie di approdare alla scrittura. Si scrive per necessità, per mestiere, per passione. Si scrive spesso per sfida, per quella velleità tutta eroica e infantile, propria degli uomini che peccano di hybris, di penetrare il mistero della vita, per coglierne l’intimo inaccessibile segreto, per non averne più paura, per conoscerla e infine, forse, illudersi di capirla. Si scrive perché si ha paura della morte, si scrive perché si ama la vita. La scrittura come mistificazione, finzione, come paradosso speculare o lente deformante della realtà, ha il potere di rinnovare l’atto della creazione, ricompone le crepe dolenti delle tante domande esistenziali che restano irrisolte nel cuore dell’uomo e riconduce a porti più tranquilli . Risana, consola. Si scrive per raccontare le storie degli altri, quelle dei morti, quelle dei deboli e degli invisibili, degli inascoltati, che bussano ad un certo punto all’immaginario dello scrittore e, in cerca di pace o di giustizia presentano regolare istanza di sepoltura. La scrittura dunque come catarsi: al pari di ogni drammaturgia classica, conduce per mano ,seguendo l’itinerario della mente fino alla purificazione, alla sua liberazione salvifica. Si scrive per dare voce ad un dolore, antico o recente che come una droga, come una nebbia, altera la percezione del reale deformandolo per sempre. Si scrive per ritornare ad amare la vita. Da tutto questo e molto altro muove la scrittura di Beppe Rosana e prende la forma di un romanzo/copione, l’unica possibile pelle che più fedelmente fra tutte le forme espressive, aderisce al mondo interiore e alla formazione culturale di questo uomo di teatro, ironico e gentile, piuttosto schivo e di poche parole ma che riesce a sorprenderci sempre per la ricchezza e la profondità dei suoi lavori, sia che siano esperimenti letterari che opere teatrali. Tanti sono i fili narrativi che lo scrittore lavora ed intreccia, tanti i bisogni che soddisfa ( dal recupero del senso del mestiere dell’attore alla lettura socio-politica del presente) talvolta dandoci la sensazione di casualità , quasi un certo gusto per lo zibaldone, o per il flusso spontaneo di pensieri, ma che in realtà obbediscono alle direttive di una mano esperta che disegna una trama precisa e necessaria in ogni sua parte. Tutto accade in una notte, visionaria e stralunata, sospesa in una contraddittoria dimensione temporale scandita realisticamente dal trascorrere delle ore notturne ma dilatata da un tempo onirico interiore che equivale al trascorrere di una vita intera. Un viaggio notturno in cui ci sta dentro tutto, fallimenti e riscatti, ipocondrie, sogni, amore, morte. La piazza come la scena di un teatro greco ma attraversata dalle tensioni dell’oggi, è animata dal popolo dei clochard, ritratto simbolico di un’umanità sommersa e senza protezione che svolge il ruolo di coro straccione e colorato e che partecipa dinamicamente alla vicenda dei tre personaggi: Françoise, il protagonista, Armand l’amico di sempre, Marie espressione di una femminilità generosa e autentica. Tre attori, toccati dal genio e dal talento ma mai giunti veramente al successo. Altri personaggi si avvicendano sulla piazza tra colpi di scena, improvvisati concerti senza musica, risonanze nostalgiche di un passato mai veramente risolto e magie : valige piene di ricordi che diventano aeroplani per buffi e poetici viaggi immaginari. Il senso comune è irriso e rovesciato, la banalità disprezzata: finzione e soggettività assurgono a rango di unica possibile verità. Ma la vera protagonista è lei : la Luna. Tòpos letterario di tutti i tempi è l’orizzonte costante dello sguardo di Françoise, lo “stralunato” e malinconico protagonista vittima della sua dolce fascinazione del suo eterno mistero. Consolatoria e partecipe è nella rilettura di Rosana tensione alla purezza, sapienza infinita. In definitiva il solo senso del divino che con la delicatezza del raggio lunare traluce tra le pagine del romanzo. La tenerezza e l’ironia sarcastica le chiavi di accesso di questo mondo alla rovescia, un ritratto dal sapore underground, epopea di perdenti sgangherati che nel corso della narrazione e della notte perdono il peso greve della loro condizione per librarsi in volo- finalmente vincenti- appesi al filo di un palloncino. La Luna di Beppe Rosana è un atto d’amore per il Teatro e gli affetti familiari, una storia delicata e mossa, piena di profonda e vera umanità.

    Edited by E_Greffulhe - 21/9/2013, 12:00
     
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  2. Maredinverno
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    Il Libro potete trovarlo in tutte le librerie on line.

    A Siracusa : Casa del Libro Mascali , Via Maestranza

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    LA LUNA di G. Rosana ~ Sebastiano Monieri Editore

    Se viene chiesto ad un bambino di inventare una fiaba parlerà di personaggi e fatti del c’era una volta, legati-slegati da tanti e poi…e poi … e poi. Peppe Rosana vuole afferrare la narrazione del bambino così come La luna.
    Poi di tanto in tanto da buon adulto la trasforma nel sogno racchiuso nella nube polverosa della valigia che ciascuno di noi si porta appresso.
    E nel sogno si materializzano personaggi come ombre, reali e virtuali che parlano della loro vita, rimpianti, desideri, sempre accompagnati da un narratore onnisciente, che dalla buca del suggeritore esprime opinioni, commenta, racconta il non detto dal personaggio, il senso della morale, i temi sociali come la solitudine e il valore delle scelte.
    Ma anche il narratore non si accontenta del suo ruolo di suggeritore.
    Diventa un cantastorie che richiama e incanta il popolo col suo linguaggio semplice e immediato, con parole che includono i gesti, trasformano i fonemi in sonoro e il cantastorie in sapiente, amico di una umanità di perdenti che non sa pronunciare la parola - domani -
    Clochards, vagabondi, con radici lontane e storie estreme che attraversano le nebbie del racconto fiabesco così come della vita, per acquisire identità o restare marionette.
    L’attore che si sviluppa nel silenzio degli altri, ora dà voce al suo pubblico che impara a raccontare e a raccontarsi, a vivere della sua morte.
    Apologia dell’attore - la scelta, del teatro - la storia - della vita - l’emozione - della morte - il sogno - Apologia dei simboli, gli archetipi, la piazza, la valigia, il viaggio, la luna: apologia dell’essere.
    Infine, il narratore - cantastorie ingurgita tutto in un appassionato monologo, anche i suoi eroi per diventare egli stesso un personaggio e vivere una vita propria invitando il lettore ad aprire la sua valigia magari sfruttata, magari sporca…


    Corrada Spataro
     
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